Cinque anni di #UrbanTransVergence
Sono passati cinque anni da quando è iniziato questo percorso di rielaborazione e condivisione degli ultimi venti anni di studio, ricerca, insegnamento e pratica professionale, condotti sempre con uno sguardo attento alle matrici ambientali del territorio, per poter trarre le opportune coordinate utili ad individuare future soluzioni in un'ottica sistemica, considerando sempre le dimensioni ambientale, paesaggistica e sociale come una unità necessaria.
Un'idea non certo originale, ma che trae spunto dal lavoro di autori del passato che avevano già tracciato una strada ben chiara in vari campi del sapere e che, se ad un osservatore esterno potevano sembrare semplicemente convergenti su posizioni comuni, oggi possono essere definite transvergenti a tutti gli effetti.
Un grumo di persone e idee attorno al quale tali studi e teorie si condensano per dare vita ad un corpus del tutto autoconsistente, basato sulla profonda convinzione che non vi può essere dicotomia tra attività umane e il territorio che le ospita, che non è dato un reale progresso umano senza accettazione dei limiti imposti dalla dimensione ambientale e che l'approccio sistemico-relazionale e transvergente sia l'unico che garantisce la possibilità di affrontare le questioni problematiche e le sfide culturali che il mondo sempre più globalizzato ci riserva.
Una posizione in totale disaccordo, dunque, con qualsiasi scuola pianificatoria sia territorialista, sia puramente economica, basate sui principi distruttivi del mito del Progresso identificato nel mero Sviluppo Economico infinito spinto dalla Produzione di beni e servizi.
Per chi da più parti mi chiede con insistenza di essere più preciso sul concetto di TransVergenza, ringrazio per lo stimolo e per la graditissima attenzione dedicatami, ma chiedo ancora un po' di pazienza in quanto un post dedicato è in fase di elaborazione.
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