Un'Esperienza di Riqualificazione Urbana Partecipata.



Nelle esperienze di progettazione partecipata finalizzate alla definizione di nuovi modelli di organizzazione urbana orientata in senso ambientale non sembra in discussione che le Nuove Tecnologie per l’Informazione e la Comunicazione (NTIC) assumano un ruolo importante, ma non fondante, per l’attivazione di processi di apprendimento collettivo e di scambio, favorendo e potenziando le capacità istituzionali delle società locali (Giddens,1984).

Alcuni problemi di applicazione sembrano però emergere in contesti operativi di riqualificazione in aree urbane di “bordo”, significative per la complessità delle relazioni tra processi urbani e processi ambientali che in esse si dispiegano (Tjallingii,2000).

In tali situazioni ed in condizioni di perenne scarsità di tempo e risorse, sia in termini di quantità che di qualità, il planner non gioca più il ruolo tradizionale di portatore del sapere tecnico, quanto quello di esser chiamato a gestire spazi cognitivi, cooperativi, plurali e complessi, sia in rete che in presenza, avvalendosi delle discipline che studiano le dinamiche dei gruppi on-line e off-line e facendo emergere la dimensione argomentativa delle tecniche.
In questa sede si discute non tanto delle tecniche di interazione e della loro efficacia, quanto delle modalità e combinazioni inedite che il planner si trova a sperimentare nella sua posizione di interfaccia tra la Pubblica Amministrazione locale e l’ampia schiera di attori chiamati a progettare comunitariamente lo spazio urbano.

A tal fine viene proposta, l’esperienza del Comune di Selargius nella definizione di un Programma di Recupero Urbano in risposta al bando “Contratti di Quartiere II” che ha rappresentato una rilevante opportunità di ricerca e sperimentazione sul campo. L’esperienza sembra indicare come, anche in una situazione favorevole nella quale l’intenzionalità etica del planner e la volontà politica dell’Amministrazione di costruire percorsi inediti di comunicazione e partecipazione si sono incontrate, l’uso delle ntic sia stato praticamente ininfluente per la definizione del progetto in termini di equità e sostenibilità rispetto alle tecniche di comunicazione e interazione faccia a faccia.

Quanto segue è frutto della rielaborazione di un precedente articolo dal titolo “Un'esperienza di progettazione partecipata nella ri-qualificazione urbana di un quartiere del Comune di Selargius.”, di R. Cossu e L. Caschili, pubblicato negli atti della quarta conferenza nazionale INPUT (Informatica e Pianificazione Urbana e Territoriale), Alghero 14-17 Settembre 2005, FrancoAngeli, Milano.

Il contesto operativo e alcune questioni disciplinari

Il Comune di Selargius, per il suo ruolo di cassa di espansione per la popolazione sia dei “territori esterni” che del capoluogo cagliaritano, mostra una forte dinamicità demografica denotando una sostanziale eterogeneità nella composizione sociale oltre a mostrare interessanti peculiarità sotto l’aspetto urbanistico ed ambientale. Dal punto di vista urbanistico, la vicinanza con il capoluogo ha significato per Selargius una violenta e improvvisa modifica nel rapporto tra quantità e qualità dell’offerta e della domanda di servizi generali, di lavoro e di viabilità dando luogo ad una crescita tumultuosa e disordinata leggibile attualmente su tutte le dimensioni del territorio: edilizia, urbanistica, ambientale socio-economica e culturale. 

Dal punto di vista ambientale, esso è parte di un sistema di confluenza naturale delle acque verso il sistema “Molentargius-Saline-Poetto” nel quale, nel passato, fiumi a carattere torrentizio spezzavano i loro argini provocando inondazioni di notevole entità. Per difendere il centro abitato, venne deviato un rio naturale realizzando un canale, denominato Riu Nou (fiume nuovo), che oggi divide in due parti il centro urbano di Selargius rappresentando una vera e propria “barriera ambientale” fra il quartiere Canelles-Santa Lucia, oggetto di riqualificazione nell’ambito del bando “Contratti di Quartiere II” (CQII), e il centro antico.

Una prima analisi del contesto, suffragata anche da diverse “immersioni” nel territorio da parte dei planners, ha messo in luce alcune questioni rilevanti per la formulazione di ipotesi di riqualificazione orientate in senso ambientale e all’“equità urbana”, secondo scenari possibili e condivisi di riorganizzazione di tutto il quartiere visto in rapporto costante con il resto di Selargius e con il sistema metropolitano di Cagliari. È in questa fase che l’interazione tra gli esperti esterni e quelli dell'amministrazione ha permesso di identificare i requisiti metodologici e di progetto, nonché di elaborare alcune riflessioni sul reale posizionamento e ruolo della figura degli esperti stessi all’interno della complessa trama di relazioni tra tecnici e decisori politici.

I requisiti metodologici identificati sono essenzialmente riassumibili nel coinvolgimento diretto del proprio “sé” (Goffman, 1969) da parte del planner e l’utilizzo di strumenti, metodi e tecniche di comunicazione e interazione, sia dirette (faccia a faccia) che mediate e potenziate dalle Nuove Tecnologie della Informazione, Comunicazione (ntic), prescindendo dalle limitazioni evidenti che qualunque analisi sul digital divide (Rifkin, 2000) avrebbe posto, ma interpretandole come opportunità per stimolare la #IntelligenzaCollettiva (Levy, 2002) del territorio.

I filoni di ricerca di riferimento sono quelli incentrati sulla cooperazione e l’interazione quali: il #ProgettoAmbientale; l’#EquityPlanning ( Krumholz, Forester, 1990; Krumholtz, Clavel,1994; Metzger, 1996); il #ProgressivePlanning (Forester, 1998); e il #CollaborativePlanning (Healey, 2003). 

Questi approcci hanno la caratteristica di promuovere una pratica pianificatoria calata nell’ambito locale, basata sulla cultura dei luoghi, in cui è fondamentale il rapporto di collaborazione con gli abitanti e in cui l’interazione continua tra i diversi attori del piano permette di spostare l’attenzione sul progetto come processo prima ancora che come prodotto. Inoltre, essi favoriscono la riflessione sulla figura del #Pianificatore come attore capace di adattarsi alla complessità e pluralità di interessi organizzati, e di esplorare modalità inedite di anticipazione e risoluzione dei conflitti per ricondurre a coerenza obiettivi e #InteressiConfliggenti (Forester, 1998) al fine di supportare e favorire un processo decisionale basato su dati certi e sviluppato all’interno di una #Rete di #Comunicazioni e di #ProcessiNegoziali continui (Innes, 1995, 1996) tipica delle organizzazioni complesse (Scott, 1994, 1998).

Ciò detto si deve sottolineare come il primo approccio rivesta un particolare interesse in quanto pur contenendo al suo interno le questioni sollevate dagli altri parte da una visione fortemente incentrata sull'azione e sul riconoscimento del ruolo centrale dell' Ambiente e di Luoghi come elementi attorno ai quali riorganizzare lo spazio.

Più precisamente il #ProgettoAmbientale è stato definito come “una forma d’azione di una o più comunità che affrontano uno o più campi problematici della crisi del territorio e costruiscono il proprio ambiente di vita attraverso processi tesi a conseguire esiti condivisi sull’organizzazione dello spazio insediativo” (Clemente, 1974, 1987, 2003; Clemente, Maciocco, 1980; Maciocco, 1991a, 1991,b, 1995).

In base alle considerazioni svolte i #Pianificatori in veste di consulenti esterni hanno interpretato il loro ruolo oscillando tra quello del progettista dello spazio e quello di ingegnere della conoscenza (Conte, Monno, 2003) che comunica strategicamente e pianifica, realizza e gestisce la governance interna ed esterna ai processi; una figura che si è misurata costantemente con la consapevolezza che “non si può scegliere tra essere un tecnico o essere un politico” e che è il contesto a dettare le regole dell’interazione (Watzlawick, 1971).

Tali regole sono state interpretate contestualizzando varie tecniche comunicative e progettuali comprendendo tra queste sia quelle afferenti al campo delle NTIC (New Information & Comunication Technologies) sia altre tecniche progettuali più classiche (Sanoff, 1999) quali il #CognitiveMapping (Kitchin, Golledge e Liben) e quelle che derivano dalla teoria dell'espace vécu (Fremont, Debord e Lefebvre) per l'approfondimento del quale si rimanda al volume di Paola Pittaluga (2001), Progettare con il territorio, FrancoAngeli, Milano.

Il maggior interrogativo prima e durante l'azione è sempre stato quello volto a comprendere quale fosse il giusto equilibrio tra agire in modo manifesto o indiretto, ma soprattutto su chi “servire” e chi necessariamente “escludere” , esercitando la propria influenza “politica” per favorire il progetto come “ricerca di alternative in uno spazio di soluzione” (Forester, 1998).

Il dispiegamento della propria intenzionalità etica ha favorito processi interattivi e comunicativi “in cui i partecipanti creano e condividono informazioni allo scopo di raggiungere una comprensione reciproca” (Rogers, Kinkaid, 1981), configurando la progettazione “non solo come pratica che dà forma, ma anche in quanto pratica del costruire senso assieme attraverso conversazioni pratiche" (Forester, 1998).

Questa costruzione di senso ha richiesto un continuo lavoro di “ridefinizione del problema” a partire da situazioni problematiche e ambigue sempre nuove interpretando il contesto, i desideri e le aspirazioni dei partecipanti (politici, tecnici, cittadini).

A lato delle “questioni disciplinari” propriamente dette è necessario ricordare come la partecipazione dei cittadini rappresenti ormai uno dei quattro pilastri del modello di governance europeo e che, per l’assegnazione dei fondi comunitari, viene richiesto con sempre maggiore insistenza il ricorso a nuove forme di partecipazione dei cittadini alla vita e alle decisioni delle istituzioni anche mediante l’utilizzo sempre più massiccio delle NTIC  nella loro declinazione conosciute più propriamente come e-Democracy che si concentra solo sulle modalità di utilizzo delle tecnologie dell’informazione per sostenere la partecipazione dei cittadini nel corso dei processi decisionali lungo tutto l’arco temporale entro il quale essi si sviluppano.

2 Il processo di partecipazione

Secondo tale tendenza, il bando per il CQII riconosceva nella partecipazione del partenariato qualificato (soggetti pubblici e privati che si attivano e riconoscono la propria corresponsabilità nei singoli progetti, sotto la forma del cofinanziamento o della cogestione) e dei cittadini elemento qualificante, ma stranamente non determinante nella scala di punteggio ai fini della selezione dei progetti da finanziare. Dietro la spinta dei consulenti esterni è prevalsa la convinzione, da parte dei referenti tecnici e politici dell’Amministrazione, di approfittare dell’occasione per elaborare un progetto che fosse frutto del riconoscimento della trama di relazioni che struttura il quartiere, trasformandolo da oggetto a soggetto della pianificazione, consentendo di dialogare con l’“intelligenza collettiva” del territorio stesso. Questa decisa volontà ha permesso di attivare un gruppo di lavoro misto e interdisciplinare nel quale politici (Sindaco e Assessori all’ambiente, urbanistica e pianificazione, lavori pubblici, servizi sociali), tecnici (del Settore Servizi Sociali, dell’Ufficio aperto del Piano ed esterni), testimoni qualificati e semplici cittadini hanno potuto interagire all’interno del Laboratorio di Quartiere.

Il processo di partecipazione, preceduto da uno studio dettagliato dei vincoli e delle opportunità che il bando presentava, è stato impostato in modo che l’esperienza progettuale si potesse trasformare in processo di “apprendimento collettivo” continuo in cui i protagonisti attivi costruiscono una nuova identità fatta di atti concreti e collaborazione fattiva. Si è cercato di fare assumere alla dimensione interattiva caratteristiche innovative per l’esperienza locale nella quale Internet contribuisce a far nascere una nuova realtà fondata sull’interazione e la comunicazione telematica in cui cambiano i concetti di spazio e di tempo annullando le distanze temporali e dilatando gli spazi secondo una metodologia già sperimentata in un contesto simile (Caschili, Cossu, 2001)

2.1 Le modalità di partecipazione degli abitanti.

Il Laboratorio di Quartiere

Il processo partecipativo era stato organizzato per un verso secondo modalità ormai consolidate, che all'epoca erano descritte all'interno di una rassegna delle prime esperienze dei Contratti di Quartier ospitata all'interno del sito web dedicato http://www.contrattidiquartiere.net/casi_studio.htm, all’interno di uno spazio collaborativo chiamato "Laboratorio di Quartiere". Nel caso specifico, però, lo stesso era stato pensato e gestito non come semplice luogo fisico, ma sempre come processo gestito su diversi canali comunicativi comprendendo quelli in presenza, sincroni, e quelli on-line, asiconcroni. (Caschili, Cossu, 2001).

Negli spazi allestiti presso la sede dei Salesiani, sono state esposte le carte con le idee progettuali emerse durante le riunioni e sono stati messi a disposizione dei cittadini moduli su cui scrivere idee, critiche e commenti relativi alla dimensione edilizia, ambientale, urbanistica e sociale e una carta su cui disegnare le proprie idee progettuali. La carenza di risorse umane da dedicare all’affiancamento e all’assistenza dei cittadini durante i processi interattivi ha, di fatto, reso poco significativo l’apporto derivante da questo tipo di coinvolgimento finalizzato allo sviluppo dell’azione progettuale co-costruita. 

I cittadini, infatti, potevano fornire singoli contributi personali sotto forma di semplici osservazioni, soluzioni progettuali e idee per la riqualificazione del quartiere sia durante le riunioni in presenza, sia all’interno degli spazi allestiti appositamente nella sede fisica del Laboratorio di Quartiere, sia nella sezione del sito web dedicato al processo di partecipazione. 

Le riunioni in presenza

Le particolari condizioni sociali del quartiere, la diffidenza riscontrata durante alcuni incontri informali e le condizioni di disagio puntuale e diffuso, hanno suggerito di sviluppare il percorso di partecipazione secondo un ciclo programmato di riunioni in presenza precedute da un incontro preliminare con i testimoni qualificati (Dickens, 1992) e con le associazioni rappresentative del quartiere, “interlocutori privilegiati” identificati attraverso alcune interviste dirette non strutturate fatte a tecnici e politici dell’Amministrazione Comunale. Tali soggetti sono stati inizialmente contattati telefonicamente per ottenere la disponibilità a partecipare ad un incontro preliminare e discutere il programma del CQII. In totale sono state organizzate cinque riunioni in presenza in un arco di tempo di circa 20 giorni.

La prima riunione è stata condotta attraverso l’uso di una serie di rappresentazioni cartografiche e di wall chart (grandi fogli di carta affissi sulle pareti) (Caschili, Cossu, 2001) atti a raccogliere le idee progettuali e su cui riportare critiche e suggerimenti emersi dal confronto dialettico secondo tecniche di animazione di gruppo ampiamente collaudate (Bussi, 2001) rese funzionali all’illustrazione e alla stesura congiunta di un progetto urbano.

L’incontro è stato impostato sul ragionamento intorno alle idee progettuali di base attraverso la tecnica del brainstorm e del brainstorm progettuale utili a far emergere quante più idee originali possibile su ogni singola dimensione del progetto. Le idee, sono state annotate con l’utilizzo di poche parole a sintesi di più ampi concetti sulle #WallChart, mentre su una carta in formato A0, affissa alla parete, veniva tracciato ciò che, delle varie idee progettuali, poteva essere rappresentato graficamente attraverso l’uso di schemi e simboli esplicativi, man mano che esse emergevano dal discorso.

E’ stato fondamentale, in questa fase, favorire il confronto tra posizioni differenti, la loro validità e spendibilità anche se talvolta conflittuali. Questo approccio ha consentito di gestire opinioni contrastanti scegliendo soluzioni di compromesso che aiutassero tutti a rivalutare la propria posizione in funzione dei vincoli tecnici e delle esigenze di tutti i partecipanti.

In previsione della seconda riunione in presenza, a cui hanno partecipato i cittadini del quartiere ed i testimoni qualificati, i materiali sono stati riprodotti in formato digitale sia per facilità di presentazione che di pubblicazione su Internet. I materiali, infatti, sono stati integralmente riportati all’interno del sito web (attualmente non più raggiungibile) che rappresentava l’“estensione” sulla rete del Laboratorio di Quartiere.

Durante la seconda riunione è stata impostata una sessione di “restituzione” verificando con i partecipanti se i materiali rielaborati digitalmente fossero conformi alle idee affiorate durante il primo #BrainstormProgettuale rendendo possibili eventuali modifiche. In questa riunione gli strumenti interattivi utilizzati si sono arricchiti grazie all’uso del videoproiettore che ha consentito di visualizzare testi ed immagini di progetto rendendo più chiare le ipotesi e le idee in gioco. A conclusione della riunione è stato possibile, inoltre, avvicinarsi alle carte, toccarle, studiarle e discuterle con modalità del tutto informali e senza l’intervento di tecnici o facilitatori. Materiali e idee emerse durante questo incontro, sono stati successivamente pubblicati sul sito web.

Alla terza riunione sono stati invitati esclusivamente gli abitanti del palazzo multipiano iacp interessato da un importante intervento che prevede oltre alla riprogettazione della facciata, anche l’apertura di una piazza coperta, al centro del palazzo, per interrompere il lungo caseggiato (che si estende per più di cento metri) e recuperare spazi per una nuova biblioteca comunale con internet point, una ludoteca, un centro di ascolto per la famiglia, e una struttura formativa per portatori di handicap, il tutto integrato con le funzioni residenziali già presenti nello stabile.

L’incontro è iniziato con una verifica della rispondenza dei dati relativi agli intestatari degli appartamenti ed alla loro localizzazione nelle diverse scale e piani per poi procedere ad una presentazione multimediale delle idee progettuali che comportavano, in via preliminare, la necessità dello spostamento di quattordici famiglie in altrettanti nuovi alloggi a schiera non distanti dalla loro attuale residenza. La fase della discussione per la verifica della disponibilità, da parte degli abitanti del piano terra e di parte del piano primo a spostarsi nei nuovi alloggi è stata condotta sempre con la tecnica del brainstorming, arricchendo così il progetto di idee, dubbi e proposte sulle procedure di attuazione e sulle nuove strutture da edificarsi.

La quarta riunione è stata dedicata a tutti gli abitanti delle case iacp residenti sia nel palazzone che nelle case a schiera prospicienti. In questo caso, dopo una restituzione fatta al computer sugli esiti degli incontri precedenti, sono stati approfonditi gli aspetti progettuali ed urbanistici legati al ridisegno della via che separa il palazzone dalle schiere retrostanti con la necessità di rettificare alcuni confini. I dubbi, le proposte e le idee progettuali sono state valutate e discusse attraverso l’uso delle carte e delle immagini dei progetti videoproiettati. 

La quinta riunione era aperta a tutti i cittadini, IACP non, ed ai testimoni qualificati. Nella prima fase sono stati illustrati i progetti preliminari sviluppati durante le attività del Laboratorio di Quartiere destinati ad essere allegati alla domanda di finanziamento. All’apertura della discussione sono emerse dinamiche conflittuali e di accesa discussione che hanno posto importanti interrogativi sulla possibile realizzazione del progetto.

Infatti, nonostante i contenuti del progetto relativi alle dimensioni urbanistica ed ambientale risultassero condivisi, la discussione si è incentrata esclusivamente sulla forte obiezione circa la consistenza numerica dei nuovi alloggi a schiera, atti ad accogliere le quattordici famiglie destinate a trasferirsi dal palazzone IACP, e la loro localizzazione in prossimità delle case dei “contrari”. Inoltre, sono state contestate le modalità organizzative della partecipazione, le tecniche di coinvolgimento utilizzate e l’assenza di psicologi, sociologi e facilitatori.

Se l’apporto dei professionisti sotto forma di gruppo interdisciplinare era garantito dalla partecipazione dei responsabili delle relative aree del Comune di Selargius, ma ciò non era effettivamente percepibile all’esterno finendo per diventare un punto debole del processo, i tempi e le modalità di invito dei cittadini alla partecipazione hanno risentito in modo negativo dell’indisponibilità di risorse che si occupassero direttamente di questo aspetto facendo emergere dinamiche di esclusione rilevabili, anche se in toni più pacati, nel forum on-line. 

In tale occasione sono state palpabili le dinamiche di esclusione note in letteratura come sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) con declinazioni verso la sindrome OIMI (Only In My Island) (Cecchini, 2003). 

Successivamente, tutti gli elaborati progettuali sono stati pubblicati nell’apposita sezione del sito web chiamata “Il Progetto”.

Le riunioni in presenza hanno richiesto uno sforzo partecipativo e collaborativo notevole. I risultati, dal punto di vista dell’integrazione tra l’apporto del sapere contestuale e del sapere tecnico sono da considerarsi più che soddisfacenti, anche se durante l’ultima riunione in presenza sono emerse diverse difficoltà in ordine all’accettazione di un’azione progettuale innovativa, coinvolgente e perequativa.

Il Laboratorio di Quartiere nella dimensione on-line

Per “dilatare” il Laboratorio di Quartiere nello spazio e nel tempo è stato progettato e realizzato un sito web (raggiungibile dalla home page del sito ufficiale del Comune di Selargius) col quale fosse possibile informare, comunicare e progettare co-costruttivamente (Calvani, Rotta, 1999) sia attraverso il #Forum di discussione che con lo scambio di materiali progettuali scaricabili e modificabili dal singolo cittadino semplicemente attraverso l’uso dell’#e-mail.
All'epoca non erano disponibili social media come oggi, ma le caratteristiche strutturali del forum e della posta elettronica li rendevano comunque degli strumenti atti ad attivare processi interattivi di tipo “strategico” in cui si stabilire rapporti di reciprocità simili a quelli presenti nelle “strategie di gioco” (Rizzi, 2004).

Il sito, oltre all’area del laboratorio di quartiere e a quella di informazione tout court era stato arricchito da una sezione, denominata “dicono di noi”, in cui vengono riportati gli articoli apparsi sulla carta stampata, le recensioni dedicate al programma su altri siti web e le lettere inviate ai giornali o direttamente ai decisori politici e al Sindaco. 

Questa scelta si è rivelata particolarmente importante in quanto Internet è un luogo nel quale spazio e tempo subiscono contrazioni e dilatazioni difficili da definire e immaginare, ma che, allo stesso tempo, permettono di autorappresentarsi descrivendo le proprie esperienze ed aspirazioni. A questa autorappresentazione corrispondono, quando la stessa è capace di penetrare nello spazio dell'interesse allargato, altre rappresentazioni fornite da chi osserva dall'esterno.

Inoltre è stato predisposto un counter programmato in modo da non computare più volte gli ingressi provenienti dallo stesso indirizzo IP e che ha permesso di ottenere informazioni utili sugli accessi al sito rendendoli trasparenti e visibili a tutti. 

Il progetto di costruzione e di elaborazione del sito web è stato articolato su tre campi di riflessione: 
  1. sulle tecniche e sulle modalità di editing delle informazioni on-line; 
  2. sulla struttura ipertestuale dei vari ambienti informativi on-line e sul parallelismo con la dimensione off-line; 
  3. sullo stile e l’efficacia comunicativa ed interattiva delle pagine web. 
In realtà anche in questa fase del lavoro, totalmente integrata con le altre, è prevalsa la scarsità di risorse temporali ed economiche che non hanno permesso di utilizzare tecnologie più evolute e di realizzare un sito maggiormente interattivo: infatti se l’attivazione del forum ha consentito un confronto con alcune persone interessate ad esprimersi sull’argomento, ma impossibilitate a partecipare in presenza, la posta elettronica non è mai stata utilizzata per scambiare idee progettuali. 

3. Conclusioni

Dalla prima fase di questa esperienza emergono spinte a ricercare, studiare e sperimentare metodi e tecniche sempre più efficaci all'interno di processi complessi nei quali è di fondamentale importanza saper gestire ambienti di comunicazione e coinvolgimento nelle dimensioni “off-line” e “on-line”, prendendo spunto dalle esperienze fatte nelle discipline in cui la pragmatica della comunicazione rappresenta un fattore strategico (Watzlawick et al. ,1971)

La gestione trasparente e partecipata del progetto ambientale dello spazio implica un impegno notevole finalizzato al corretto utilizzo delle tecniche di partecipazione che richiede risorse finanziarie e umane in quantità e qualità quasi mai disponibili. Di fronte a tali condizionamenti sembra emergere la necessità di una revisione interna della figura del #Pianificatore che si trova sempre più impegnato a gestire processi e tecnologie operando costantemente come interfaccia tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione intesa come depositaria dei “fatti amministrativi” e che in ultima battuta decide delle sorti di #Piani e #Progetti (Morbelli, 1997)

Per questo motivo appare del tutto insufficiente e forse superata l’immagine tradizionale del #Pianificatore come portatore del sapere tecnico tradizionalmente chiamato a misurarsi più sugli aspetti della progettazione dello spazio piuttosto che sulla progettazione e gestione di processi comunicativi complessi alla base della costruzione condivisa di visioni e scenari progettuali. In questa esperienza le tecniche di conduzione utilizzate sono state funzionali principalmente alla trasmissione del sapere tecnico e al raggiungimento dei comuni obiettivi progettuali, piuttosto che prestarsi ad una mera attività di mediazione relazionale normalmente attuata dalla figura del semplice facilitatore per il quale lo scopo è supportare un gruppo nella comunicazione orientata alla definizione di un progetto sia esso d’ingegneria o di qualsiasi altra disciplina pur non avendo necessariamente competenza nel campo del sapere dei partecipanti (Bussi, 2001).

In sintesi è possibile evidenziare alcuni punti di forza e alcune criticità nella gestione del processo. 

In particolare tra i punti di forza spiccano tre aspetti fondamentali: 
  1. l’avvenuto confronto tra gli amministratori e i cittadini su tematiche precise ad alto contenuto tecnico considerato inoltre, che la stessa possibilità di confronto si è allargata ai pianificatori e alle altre figure tecniche coinvolte nel processo di piano; 
  2. la scelta di proiettare il Laboratorio di Quartiere nella “realtà aumentata” (Tagliagambe, 1997) ha permesso, alla lunga, di facilitare la comunicazione e rendere trasparente il processo di partecipazione ed il progetto dello spazio consentendo ad altri, tecnici e non, di valutare, criticare e discutere le scelte e le opzioni possibili; 
  3. i cittadini hanno partecipato al progetto della propria città divenendo consapevoli dei vincoli tecnici, amministrativi e politici con cui la pianificazione costantemente si confronta. 

I limiti di questa esperienza sono diversi, ma fondamentalmente possono essere riassunti secondo tre questioni rimaste aperte delle quali le ultime due discendono dalla prima:
  1. La prima questione riguarda la scarsità di tempo e di risorse umane ed economiche con cui ci si è dovuti confrontare trovando soluzioni atte a minimizzare costi, tempi e risorse, piuttosto che ad ottimizzare la ricerca e la sperimentazione; 
  2. la seconda, derivante dalla prima, riguarda la mancata possibilità di implementare nel processo, specialmente nelle prime battute, sessioni di gaming simulation (Rizzi, 2004), che avrebbero permesso di affrontare meglio il clima di diffidenza iniziale; 
  3. l’ultima riguarda la scarsa capacità di prevedere l’entità del conflitto venutosi a creare anche se mosso realmente da problematiche lontane dal progetto in discussione, ma comunque da considerare intrinseco alle dinamiche interattive di piano.

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