Il confronto tra sapere tecnico e sapere contestuale in aree urbane di bordo: il caso del Contratto di Quartiere “Canelles-Santa Lucia” a Selargius



Il post che segue riporta un'esperienza di affiancamento all’Amministrazione Comunale di Selargius (realtà urbana di oltre 28.000 abitanti dell’area metropolitana di Cagliari in Sardegna) per la predisposizione di un Programma di Recupero Urbano che si inserisce nel più ampio contesto nazionale della seconda esperienza sui Contratti di Quartiere (CQII).

In risposta ad un bando di portata Regionale il Comune di Selargius si classificò primo assoluto davanti a centri urbani di ben più alta caratura, conquistando un co-finanziamento di 5 Milioni di Euro per la realizzazione del programma e dei progetti in esso contenuti.

Quanto segue è un riadattamento di un precedente articolo dal titolo "Il confronto tra sapere tecnico e sapere contestuale in aree urbane di bordo: il caso del Contratto di Quartiere “Canelles-Santa Lucia” a Selargius” di L. Caschili e Roberto Cossu, in G. Maciocco, P. Pittaluga (a cura di) (2005b) "Immagini spaziali e progetto della città", FrancoAngeli, Milano.

Il territorio di Selargius nell'area metropolitana di Cagliari

Lo Studio del territorio del Comune di Selargius, effettuato utilizzando un approccio di tipo relazionale tra gli elementi fisici e sociali, ha fatto emergere un’immagine nella quale possono cogliere gli aspetti distinti delle tendenze insediative, delle dinamiche ambientali e di quelle economiche e sociali segnalate da differenti modalità di organizzazione dello spazio vissuto dalle società locali. 

Fig. 1 – Rappresentazione della analisi dello schema territoriale dell’area vasta e dell’area metropolitana secondo un approccio di tipo relazionale


Tale interpretazione, che è stata fondamentale per definire le premesse e la successiva strutturazione del Programma di Recupero Urbano, mostra l’area metropolitana di Cagliari come composta da zone di accumulo di funzioni residenziali, produttive e miste accanto a vaste zone di rarefazione insediativa. 

I processi di concentrazione e di addensamento dell’insediamento delle conurbazioni, denotano un’immagine spaziale in cui risultano leggibili contemporaneamente fenomeni di concentrazione e rarefazione dell’urbano, a testimonianza di una dinamica insediativa complessa e marcatamente segnata sia dai fattori ambientali, sia dall’infrastrutturazione del territorio stesso.

L’ambito di intervento

Benché le prime origini dell’insediamento selargino siano databili dopo il 1500, il suo sviluppo come realtà urbana è assolutamente recente: gli abitanti nel 1930 erano circa 4.000, mentre nel 1960 erano quasi il doppio; negli ultimi quaranta anni la popolazione si è più che triplicata arrivando alla consistenza odierna di 28.299 abitanti (Dati aggiornati al 29.02.04. Fonte: Ufficio Anagrafe Comune di Selargius). 

Al pari degli altri centri posti a cintura di Cagliari, il centro abitato di Selargius era anch’esso attraversato da rii naturali che, a volte, spezzavano i loro argini provocando tremende inondazioni, capaci di distruggere con impeto gran parte del centro abitato.

L’antico centro abitato di Selargius era posizionato a breve distanza dalla palude di Pauli e dallo stagno di Quartu dove confluivano quattro fiumi a carattere torrentizio (Rio Mortu, Rio Is Cungiaus, Rio San Giovanni  e Rio Saliu).

A seguito delle grandi inondazioni vennero fatti imponenti interventi di bonifica che comportarono, per Selargius, la deviazione del rio naturale per la realizzazione del rio denominato Riu Nou (fiume nuovo) anch’esso oggetto d’intervento nell’ambito del CQII. Tale opera è uno degli elementi idraulici fondamentali per lo smaltimento naturale delle acque bianche e grigie. 

Di fatto, però, il nuovo canale di guardia divide in due parti il territorio comunale costituendo una vera e propria “barriera ambientale”, una linea di divisione tra il quartiere “Canelles – Santa Lucia” e il resto dell’urbano.

Fig. 2 – Dettaglio della rappresentazione analisi dello schema territoriale dell’area vasta e dell’area metropolitana secondo un approccio di tipo relazionale

Il Contratto di quartiere II “Canelles-Santa Lucia”, è inserito all’interno di un sistema di relazioni disciplinate da un più ampio Piano di Recupero Urbano (PReU) che è stato predisposto al fine di creare le basi tecnico-normative per la predisposizione del Programma di Recupero Urbano.

La scelta dell’Amministrazione Comunale di concorrere per l’assegnazione dei fondi necessari è stata guidata dall’esigenza di avviare una riorganizzazione funzionale dell’abitato a partire da quelle parti che si trovano in una situazione di bordo, di transizione, di contemporanea marginalità e centralità, non solo rispetto al proprio campo urbano di riferimento, ma anche rispetto a quello più vasto dell’area metropolitana di Cagliari di cui Selargius è parte integrante.

I confini dell’area d’interesse, individuati con la collaborazione degli amministratori, dei tecnici e dei cittadini, coincidono con alcune strade, con una imponente struttura di proprietà dei Salesiani e con il canale del Riu Nou ed annesse zone verdi. Il canale e le zone verdi attigue, costituiscono un elemento di “cesura ambientale” che divide il quartiere dal resto della città. In particolare l’asta fluviale del Riu Nou risulta a cielo aperto per i due terzi, a partire da sud, mentre nel restante tratto fino al confine nord della perimetrazione è tombata.



Fig. 3 – L'Area di Intervento

Il Contratto di Quartiere riguarda prima di tutto la componente edilizia, inserita nel tessuto socio-territoriale ed ambientale senza una chiara strategia urbana. La dimensione edilizia, infatti, risulta scarsamente fruibile, poco servita, non funzionale e spesso con caratteristiche architettoniche “repulsive”, come accade in molti quartieri edificati per rispondere al fabbisogno abitativo dei primi anni settanta.

Questo quartiere, pur avendo una storia ricca e significativa che ha visto gli abitanti uniti nella “battaglia per la casa” oggi vede gli stessi divisi fra loro e legati, invece, più all’area del Piano di Zona di appartenenza che all’intero quartiere ed ai problemi comuni. 

Per questi ed altri motivi l’area di intervento è interessata da fenomeni di abbandono, incuria, degrado e disaffezione che hanno portato ad un inesorabile deterioramento edilizio, urbanistico, ambientale e socio-culturale.

Un costante degrado urbano si presta ad essere attenuato attraverso azioni di “ricucitura”, di integrazione di funzioni e, secondo differenti modalità, di riorganizzazione e distribuzione dei servizi.

Soprattutto per la sua specificità di area di bordo, non solo da un punto di vista fisico ma anche sociale, il contesto urbano descritto risulta un ambiente propizio per la applicazione di forme di progettazione non tradizionali, di tipo inclusivo e partecipativo.

Campi problematici e campi potenziali dell’ambito di intervento

Dal punto di vista tecnico le analisi e le valutazioni, condotte su quattro scale territoriali,  hanno portato alla individuazione di molteplici campi problematici e campi potenziali afferenti all'ambiente fisico e strategico esterno (scala di area vasta e scala metropolitana) ed all'ambiente fisico e strategico interno (scala comunale e scala di quartiere).

I principali campi problematici individuati sono così elencati:

1) scala di area vasta: posizione ancora relativamente “subalterna” rispetto a Cagliari in cui Selargius “subisce” gli effetti della localizzazione di grandi infrastrutture quali centri commerciali e cinema multisala che aggiungono alla sua caratteristica di area di attraversamento nelle ore diurne quella di polo di attrazione di elevati volumi di traffico nelle ore pomeridiane e notturne;

2) scala metropolitana: problemi ambientali legati alla complessa gestione delle zone umide (parco del Molentargius) e dei canali (Riu Mortu, Riu Nou, Riu Is Cungiaus); problemi legati alla viabilità ed alla gestione dei flussi di traffico; difficile accessibilità al quartiere causata anche dalla costruzione del grande svincolo di “Is Pontis Paris” (che regola i flussi di traffico tra Cagliari, Monserrato Selargius, Quartucciu e Quartu Sant’Elena);

3) scala comunale: estesi fenomeni di abusivismo edilizio che hanno portato alla costruzione di interi quartieri privi, in alcuni casi, di qualunque servizio pubblico o di uso pubblico; scarsa connessione tra il centro urbano e i quartieri di Canelles-Santa Lucia, Su Planu e Is Corrias; inefficienza del sistema delle infrastrutture viarie urbane e problemi legati all’accessibilità ed alla percorribilità; suddivisione del territorio urbano in tanti “settori distinti” scarsamente e difficilmente comunicanti; carenza di verde e di parcheggi nel centro storico, presenza di vaste aree incolte nelle zone periferiche; inadeguatezza del trasporto urbano pubblico e dei collegamenti; dislocazione dei servizi (sia generali che di quartiere) secondo una struttura poco connessa e funzionale;

4) scala di quartiere “ambito CQII”: disconoscimento della dimensione ambientale; isolamento rispetto al resto della città causata da barriere infrastrutturali e naturali (ad esempio il Riu Nou: elemento di separazione tra il centro ed il quartiere); presenza di aree degradate in stato di abbandono; disomogenea diffusione della “qualità urbana”; fatiscenza dei sottoservizi; scarsa dotazione di servizi pubblici o di uso pubblico; degrado dell’edilizia residenziale pubblica; disomogeneità nei caratteri edilizi; scarsa coesione sociale, con fenomeni di isolamento e in qualche caso di “ghettizzazione”.

I principali campi potenziali sono:

1) scala “area vasta”: vicinanza di grandi strutture per lo spettacolo, l’intrattenimento ed il commercio; vicinanza al capoluogo regionale e alle grandi infrastrutture viarie, portuali ed aeroportuali;

2) scala metropolitana: la posizione relativamente “subalterna” rispetto a Cagliari consente di ritagliarsi spazi di nicchia dove sperimentare attività culturali, economiche, artigianali, sportive ed ambientali;

3) scala comunale: possibilità di ridisegnare la città partendo dai fenomeni spontanei di autorganizzazione ed abusivismo; di studiare sistemi di spostamento alternativi alla vettura ed al mezzo pubblico basati sul camminare e muoversi su piccoli mezzi a pedali, elettrici o a motore; di favorire il riconoscimento del Riu Nou come “segno ambientale” da promuovere e rispettare, come sistema verde che può essere gestito in forma mista pubblico-privata;

4) scala di quartiere “ambito CQII”: la fascia verde lungo il Riu Nou che può costituire un elemento di cerniera utile alla ricucitura del tessuto urbano; strutture realizzate con tecniche e materiali locali; l’edilizia residenziale pubblica esistente; spazi disponibili per la costruzione di abitazioni di edilizia residenziale pubblica con tecniche e materiali basati sui criteri della bioedilizia e quindi campo privilegiato per l’integrazione tra processi urbani e ambientali; possibilità di avviare iniziative pubbliche e private che favoriscono la coesione, la partecipazione e l’impegno sociale facendo leva sulle associazioni culturali, sportive, politiche e religiose del quartiere.

Gli elementi sopra elencati sono confluiti in una Analisi SWOT complessiva.

Riferimenti teorici di sfondo e requisiti metodologici

L’analisi del contesto e una prima elencazione dei campi problematici e potenziali, mettono in luce alcune questioni rilevanti che richiedono al progetto una lettura inedita dei luoghi, un confronto tra sapere tecnico e sapere contestuale, la formulazione di ipotesi di trasformazione orientate in senso ambientale e a forme di “equità urbana” che bene si integrano all'interno dell'approccio del Progetto Ambientale e della sua Scuola alla quale gli Autori afferiscono. 

Il termine #ProgettoAmbientale, in particolare, sottende ad una “forma d’azione di una comunità che costruisce il proprio ambiente di vita attraverso processi ai quali il progettista partecipa, contribuendo con il suo sapere tecnico specifico e la sua intenzionalità etica a conseguire esiti condivisi sull’organizzazione dello spazio insediativo” (Maciocco (1995, 1999).

Dalle osservazioni sia dirette che indirette emerge che il Riu Nou e la fascia verde ad esso attigua assumono un ruolo rilevante per il collegamento con la maglia territoriale ed ambientale sovralocale e, allo stesso tempo, la loro vicinanza al centro e la connessione allo stesso possono concorrere ad aumentare le possibilità per il quartiere di entrare in quei circuiti economici e produttivi che, oltre ad essere attrattivi, favoriscono l’apertura di botteghe artigiane, di cooperative e di attività che in genere stimolano la crescita sociale, imprenditoriale, economica dell’intera collettività. 

Secondo tale visione il programma è stato orientato alla riorganizzazione del territorio, alla creazione di sinergie tra iniziative di origine pubblica e privata che, se correttamente stimolate e sostenute, possono dare origine a processi autopoietici utili non solo a riqualificare i luoghi, ma anche a far si che questi “stiano a cuore” agli abitanti. A queste attività economiche si affiancano tutte quelle legate alla formazione, all’istruzione, al volontariato ed all’associazionismo che rappresentano già oggi una risorsa latente, ma molto attiva sul territorio.

Il contesto e le dinamiche descritte hanno richiesto un approfondimento circa le possibilità che le quattro dimensioni edilizia, ambientale, urbanistica e socio-culturale, potevano offrire per condurre un’azione di piano comunicativa ed interattiva utile a rivelare scenari possibili e condivisi per la riorganizzazione di tutto il quartiere secondo una visione che lo vede in rapporto costante con il resto di Selargius e con il sistema metropolitano di Cagliari. 

Tale approccio richiede azioni di recupero, di riscoperta del senso profondo dei luoghi, azioni che investono la dimensione socio-territoriale e la percezione degli stessi da parte degli abitanti che aprono possibilità inedite di strutturazione di un processo comunicativo basato sul rapporto diretto con gli abitanti alla ricerca di significati condivisi.

Tale fase, in particolare, richiede di concentrare buona parte dello sforzo nella identificazione di validi requisiti metodologici e di progetto e nella riflessione sul reale posizionamento e ruolo della figura del planner all’interno del sistema e dell’azione di piano.

I requisiti metodologici sono essenzialmente riassumibili nella necessità di un approccio di coinvolgimento diretto del proprio “sé” (Goffman, 1969)  da parte del planner e l’utilizzo di strumenti, metodi e tecniche di comunicazione e interazione, sia dirette che mediate, potenziate dalle Nuove Tecnologie della Informazione, Comunicazione e Cooperazione (NTICC).

L’uso di tali tecnologie risulta ormai un requisito irrinunciabile per la dilatazione degli spazi e dei tempi di interazione a prescindere da qualunque situazione contingente legata al digital divide (Rifkin, 2000; Castells, 2002) aprendo nuove opportunità di stimolare “l’intelligenza collettiva” (Levy, 2002)  della dimensione socioterritoriale.

I filoni di ricerca di riferimento sono stati, oltre al #ProgettoAmbientale già citato in premessa, quelli incentrati sulla cooperazione e l’interazione, quali: l’#EquityPlanning (Krumholtz, Clavel, 1994), il #ProgressivePlanning  (Forester, 1998)il #CollaborativePlanning (Healey, 2003), nonché l’esperienza italiana di Mariolina Besio (Besio, 1995a).

Questi approcci che hanno la caratteristica di promuovere una pratica pianificatoria calata nell’ambito locale, basata sulla cultura dei luoghi, in cui è fondamentale il rapporto di collaborazione con gli abitanti e in cui l’interazione tra i diversi attori del piano risulta continua, permettono di spostare l’attenzione sul Progetto come Processo prima ancora che come prodotto. Inoltre, favoriscono la riflessione sulla figura del planner come attore capace di adattarsi alla complessità e pluralità di interessi organizzati, e di esplorare modalità inedite di anticipazione e risoluzione dei conflitti per ricondurre a coerenza obiettivi e interessi confliggenti (Forester, 1998) al fine di supportare e favorire un  processo decisionale basato su dati certi e sviluppato all’interno di una rete di comunicazioni e di processi negoziali continui.

Il planner è stato inteso in questo lavoro contemporaneamente progettista dello spazio e ingegnere della conoscenza (Conte, Monno, 2003) che comunica strategicamente e pianifica, realizza e gestisce la governance interna ed esterna dei processi

Questa figura si misura costantemente con la consapevolezza che “non si può scegliere tra essere un tecnico o essere un politico” e che è il contesto a dettare le regole interrogandosi però su quale debba essere la modalità, , su quanto agire in modo manifesto o indiretto, ma soprattutto su chi “servire” e chi “escludere” (Forester, 1998) esercitando la propria influenza “politica”.

A partire da questa consapevolezza si sviluppa il discorso sulla necessità di interagire con i decisori politici, in questo caso l’Amministrazione Comunale, con lo scopo di inserirli come interpreti del processo e, contemporaneamente, sullo stesso piano del resto dei partecipanti. 

Ciò comporta ed ha comportato la necessità di praticare “l’ascolto critico” e di confrontarsi sistematicamente con comunicazioni distorte per favorire il progetto come “ricerca di alternative in uno spazio di soluzione” (Forester, 1998).

In questo sfondo, il planner non solo incontra il sapere tecnico, ma con la sua intenzionalità etica favorisce processi interattivi e comunicativi “in cui i partecipanti creano e condividono informazioni allo scopo di raggiungere una comprensione reciproca” (Rogers, Kinkaid, 1998).

La complessità delle problematiche e della gestione di processi complessi rivolti alla costituzione di strutture aperte auto-organizzantesi (Capra, 1997) richiede la costante ricerca di forme di progetto rispondenti alle reali esigenze del contesto. 

È necessario perciò intendere la progettazione “non solo come pratica che dà forma, ma anche in quanto pratica del costruire senso assieme attraverso conversazioni pratiche” (Forester, 1998). 

Questa costruzione di senso ha bisogno contemporaneamente di un lavoro di ricerca, di “definizione del problema”, orientato costantemente ad affrontare le ambiguità interpretando il contesto e i desideri, a plasmare il mondo, a riprodurre le identità e le relazioni sociali tenendo sempre in considerazione la razionalità politica .

A lato delle “questioni disciplinari” si è riflettuto più ampiamente sul fatto che la partecipazione dei cittadini è ormai uno dei quattro pilastri del modello di governance europeo che ricorre sempre più alla sperimentazione di nuove modalità per promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita delle istituzioni (si pensi per esempio ai portali “Your Voice”, “Futurum”, ecc.) innescando processi di interactive policy making. 

Tali esperienze si basano sull’utilizzo delle nuove tecnologie della informazione e della comunicazione da parte della pubblica amministrazione (e-government) che consentono di innescare processi di rigenerazione dei modelli di governo che si trasformano gradualmente in forme di democrazia da eminentemente rappresentativa a forme di tipo partecipativo e consultivo (e-democracy) (che non sostituiscono e non diminuiscono il grado di rappresentatività degli “eletti dal popolo” (Cecchini, 2003).

Dal punto di vista normativo si deve considerare che In Italia già dal 2000 con la Legge n.150 relativa alla “Disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni” prescrive di attuare mediante l’ascolto dei cittadini i processi di verifica della qualità dei servizi e di gradimento degli stessi. Creare communities on-line tra gli utenti del sito di una pubblica amministrazione locale affinché abbiano la possibilità di interagire con le istituzioni locali in un modo diverso, recuperare e sviluppare un senso di appartenenza e di fidelizzazione con il contesto territoriale e istituzionale rappresenta un compito e una sfida per la Pubblica Amministrazione Locale. Il livello più alto definito come e-democracy ha invece una accezione più specifica  si concentrandosi solo sulle modalità di utilizzo delle tecnologie dell’informazione per sostenere la partecipazione dei cittadini nel corso dei processi decisionali lungo tutto l’arco temporale entro il quale essi si sviluppano. 

Consci di ciò i referenti politici hanno manifestato la volontà di applicare questi principi per elaborare un progetto strumento funzionale sia alla “produzione” di partenariato che all’empowerment  (Friedman, 2000; Weissberg, 1999; Singh, Titi, 1995) del partenariato e della cittadinanza stessa.

Il Laboratorio di Quartiere

Il coinvolgimento attivo degli abitanti come requisito fondamentale del processo di strutturazione del programma e dello sviluppo delle idee progettuali ha suggerito una organizzazione dell’interazione su diversi canali comunicativi, ma sempre facendo riferimento ad un elemento centrale nel quale tutte le componenti potessero riconoscersi. 

Tale elemento, il Laboratorio di Quartiere, ha fornito il supporto logistico e fisico alle attività di interazione diretta ma anche la possibilità per i cittadini coinvolti e per l’Amministrazione di rispecchiare nella “realtà aumentata” (Tagliagambe, 1997) le proprie idee, contributi ed aspirazioni. 

Questo è stato possibile grazie alla progettazione, costruzione ed aggiornamento continuo di un sito web nel quale l’intero processo fosse rappresentato ed allo stesso tempo arricchito da nuovi contributi. 

Questa strutturazione dello spazio di interazione ha permesso dunque di attivare delle modalità di interazione sia di tipo diretto, o sincrone, sia di tipo indiretto, o asincrone all’interno di una metodologia il più possibile integrata (Caschili, Cossu, 2001, 2007).

Per favorire un processo di coinvolgimento più ampio, è stata sollecitata non solo la partecipazione istituzionalizzata sotto forma di partenariato, ma anche quella dei singoli cittadini e gruppi di essi residenti nel quartiere o comunque interessati dal programma CQII stesso.

Con il partenariato e la partecipazione diretta dei cittadini, si è orientata l’esperienza progettuale verso un processo di “apprendimento collettivo” (Lafferty, Meadowcroft, 1996; Bennett, Howlett, 1992; Lawrence, Rotter, 1982) continuo in cui i protagonisti attivi costruiscono una nuova identità fatta di atti concreti e collaborazione fattiva. 

La dimensione interattiva assume caratteristiche innovative che spingono la dimensione socio-territoriale verso nuove dinamiche di sviluppo di tipo autopoietico che, per esplicarsi, hanno sempre più bisogno dell’ausilio delle nuove tecnologie: Internet contribuisce a far nascere una nuova realtà fondata sull’interazione e la comunicazione telematica nella quale cambiano i concetti di spazio e di tempo annullando le distanze temporali e dilatando gli spazi.

Si deve precisare che il concetto di autopoeisi quì utilizzato è essenzialmente riferito a strutture viventi mentre si ricorda che la sua definizione precisa è riferita essenzialmente a sistemi dello spazio fisico e per simulazioni al computer in spazi matematici (si vedano a proposito le esperienze del primo automa cellulare di Maturana, Varela e Uribe). Per quanto riguarda la sfera sociale si è fatto riferimento alle posizioni di Nicklas Luhmann che identifica i processi sociali della rete autopoietica con processi di comunicazione (Capra F. (1997). 

Le modalità di coinvolgimento diretto (sincrone)

L’attività di definizione del processo di coinvolgimento è partita con una “immersione” nel contesto urbano oggetto di interesse che ha visto coinvolti agli Assessori interessati (Urbanistica, Ambiente e Servizi Sociali) e gli autori. A questa immersione ne sono seguite altre da parte solo degli autori con lo scopo di approfondire ulteriormente aspetti del “vivere quotidiano” applicando la tecnica dell’“osservazione partecipe”.


Fig. 4 – Home page del sito aggiornata al 16/11/2004

Le particolari condizioni sociali del quartiere, la diffidenza riscontrata durante alcuni incontri informali, le condizioni di disagio puntuale e diffuso, hanno suggerito però di sviluppare il percorso di coinvolgimento partendo da incontri con altri testimoni qualificati in possesso di una profonda conoscenza del quartiere all’interno di un contesto di interazione ben preciso. 

La prima riunione pubblica con i testimoni qualificati
Tutti i testimoni qualificati, precedentemente individuati grazie alla collaborazione dell’Ufficio del Piano, sono stati contattati telefonicamente per avere la disponibilità a partecipare ad un incontro durante il quale sono stati messi al corrente della possibilità di attivare nel quartiere un programma di riqualificazione urbana finalizzato all’ottenimento di fondi utili alla pianificazione e realizzazione di progetti nella dimensione edilizia, urbanistica, sociale ed ambientale.

L’azione pratica ha visto il coinvolgimento di Società Private (3), Società Pubbliche (1), Associazioni Culturali, Politiche e di Quartiere (16), Scuole (6) e Associazioni Religiose (1) per un totale di 27 realtà locali.

L’incontro è stato condotto con il metodo del Focus Group su due canali comunicativi: una serie di rappresentazioni cartografiche per l’illustrazione dell’ambito di progetto e cartelloni a muro (wall chart) per raccogliere le idee progettuali, le critiche e i suggerimenti emergenti dal confronto gestito con la tecnica del brainstorm. 

L’obiettivo è stato quello di far emergere quante più idee originali possibile su ogni singola dimensione del progetto utilizzando cartelloni affissi sul muro per visualizzare le idee e i diversi punti di vista. Questo ha consentito anche di fissare i punti salienti emersi durante la discussione, le idee, man mano che venivano elencate, evidenziando le aree e le tematiche di intervento del CQII e come integrarle con altre forme di finanziamento. Tutte le osservazioni dei partecipanti sono state annotate con l’utilizzo di poche parole a sintesi di più ampi concetti.

È stato fondamentale sottolineare l’assenza di posizioni giuste o sbagliate a priori e la possibilità di esprimere le proprie idee perché tutte utili per strutturare un’azione progettuale collettiva, ma “guidata” tecnicamente.

Questa fase ha consentito di focalizzare l’attenzione su temi e idee progettuali particolarmente significativi per il gruppo di partecipanti. 

Tutti i materiali sono stati convertiti, successivamente, in formato digitale e sono stati integralmente riportati all’interno del sito web appositamente sviluppato per il Contratto di Quartiere raggiungibile all'indirizzo http://web.tiscali.it/tecla1/cq2selargius.

In previsione della seconda riunione in presenza, a cui hanno partecipato i cittadini del quartiere ed i testimoni qualificati, i materiali sono stati riprodotti con l’utilizzo di software di grafica che hanno consentito di riportare sia lo stato attuale del territorio e del costruito, sia le visioni future ipotizzate durante l’incontro con i testimoni qualificati. 

La seconda riunione pubblica
Nella seconda riunione, sempre alla presenza dei testimoni qualificati, sono stati riesaminati i materiali prodotti durante il primo incontro e quelli rielaborati al computer, per verificare se fossero conformi alle idee emerse durante il primo brainstorm progettuale ed eventualmente per apportarvi delle modifiche. 
In questa riunione gli strumenti interattivi utilizzati sono stati arricchiti con altri strumenti multimediali per rendere più chiare le ipotesi e le idee in gioco. Anche i materiali utilizzati e i contenuti ottenuti durante questo secondo incontro, sono stati riportati sul sito web. 

La terza riunione pubblica 
Al terzo incontro sono stati invitati esclusivamente gli abitanti del palazzo multipiano IACP per verificare sia aspetti di tipo burocratico che per discutere della possibilità di spostare alcuni abitanti del piano terra e di parte del piano primo in nuovi alloggi da costruirsi sempre nel quartiere ma nella area sud-ovest. 
Anche in questo caso si è proceduto con una presentazione multimediale dei progetti e delle alternative, per poi procedere con la discussione e valutare la reale fattibilità degli spostamenti. Il brainstorming ha consentito di raccogliere idee, dubbi e suggerimenti sulle procedure di attuazione della proposta, peraltro accettata dagli interessati, e sulla nuova struttura da edificarsi per accogliere quattordici famiglie. Le idee emerse si sono concentrate sulla necessità di avere giardinetti da coltivare e sulla possibilità di avere villettine o case uni e bifamiliari.

La quarta riunione pubblica 
Il quarto incontro è stato dedicato a tutti gli abitanti delle case IACP. Dopo una restituzione sugli esiti degli incontri precedenti, fatta con l’ausilio di un computer e di un videoproiettore, sono stati approfonditi gli aspetti progettuali ed urbanistici legati al ridisegno dello spazio attorno alle loro case. I dubbi, le proposte e le idee progettuali sono state valutate e discusse attraverso l’uso delle carte, di immagini e di esempi progettuali videoproiettati.

La quinta riunione pubblica
Al quinto incontro, hanno partecipato tutti i cittadini, IACP e non, ed i testimoni privilegiati; sono state utilizzate le stesse metodologie di interazione per discutere il progetto nella sua globalità. Sono state esplorate situazioni conflittuali che hanno fatto emergere importanti interrogativi sul progetto e sulla sua possibile gestione.

Tutti gli incontri si sono svolti presso l’Istituto Salesiano, quindi all’interno del quartiere, e nei pressi dell’oratorio dove è stato aperto il laboratorio permanente sul Contratto di Quartiere II.
Agli incontri hanno partecipato il Sindaco e gli Assessori competenti che sono stati affiancati dall’equipe di tecnici del comune e che sono intervenuti per rispondere alle domande dei cittadini. Inoltre, hanno partecipato i partner di progetto nelle persone dei responsabili e dei tecnici dello IACP e dei responsabili del Centro Nazionale Opere Salesiane-Formazione e Aggiornamento Professionale (CNOS-FAP) e dell’oratorio che ospita il forum permanente.
La presenza degli amministratori, dello IACP e dei responsabili dell’Istituto Salesiano si è rivelata fondamentale ed ha messo in campo gli impegni e le responsabilità di tutti, sollecitando i cittadini e responsabilizzandoli rispetto al progetto. 


Modalità di coinvolgimento indirette (asincrone)

Nel laboratorio di quartiere, sono state esposte le carte di progetto e sono stati messi a disposizione dei cittadini moduli su cui scrivere idee, critiche e commenti; ai moduli è stata allegata una carta su cui disegnare le idee progettuali. 

Fig. 5 – Rappresentazioni cartografiche nel Laboratorio di Quartiere

Sul sito web, raggiungibile direttamente dalla Home page del sito istituzionale del Comune e dal sito dell’area tecnica, sono state attivate: la pagina del Laboratorio di Quartiere dalla quale è possibile accedere a tutti i materiali prodotti durante le riunioni in presenza e al Forum on-line; la sezione “news”, nella quale vengono pubblicate tutte le notizie e novità inerenti il programma; la sezione “progetto”, dalla quale è possibile consultare tutti gli elaborati preliminari presentati per il finanziamento, ed infine, la sezione “dicono di noi”, all'interno della quale sono stati raccolti articoli e commenti apparsi sulla stampa locale.

Internet è un luogo nel quale spazio e tempo subiscono contrazioni e dilatazioni difficili da definire e immaginare, ma utili al coinvolgimento, alla partecipazione ed alla fruibilità di scritti, progetti ed immagini.

Sicuramente il web è uno spazio nel quale è possibile autorappresentarsi descrivendo le proprie esperienze ed aspirazioni. A questa autorappresentazione corrispondono, quando la stessa è capace di far penetrare nello spazio dell'interesse allargato, altre rappresentazioni fornite da chi osserva “dall'esterno”.

Proprio quest’ultima sezione raccoglie le rappresentazioni prodotte da chi osserva dall'esterno il complesso processo di partecipazione dei cittadini di Selargius impegnati, insieme all'Amministrazione Comunale alla predisposizione della proposta del Contratto di Quartiere. 
Lo scopo dell’attivazione del forum è quello di consentire un confronto tra gli abitanti del quartiere, il resto della città, i portatori del sapere tecnico e tutte le persone collegate in Internet che vogliano esprimersi sull’argomento. Le discussioni fin ora attivate risultano proficue e interessanti e fanno sperare che questo trend possa continuare ad evolversi.



Fig. 6 – Il Laboratorio di Quartiere sul web

Anche accedendo al Laboratorio di Quartiere sul web è possibile scaricare la cartografia ed elaborare delle proposte che successivamente possono essere riinviate per posta elettronica dando il proprio contributo nel rispetto della propria disponibilità di tempo ed accesso.

Il forum e la posta elettronica consentono di avviare processi interattivi di tipo “strategico” in cui si stabiliscono rapporti di reciprocità simili a quelli presenti nelle “strategie di gioco” (Goffman, 1971). 

Questo aspetto li rende strumenti interattivi capaci di attivare processi decisionali di tipo razionale e di coinvolgere gli interlocutori in un impegno dichiarato nella realizzazione di un’azione progettuale concreta.

Il progetto condiviso

Dalle riunioni in presenze, dalle idee progettuali e dalle indicazioni raccolte sul web, emerge uno scenario progettuale che investe la dimensione edilizia, ambientale socioculturale ed urbanistica. 

Le linee programmatiche possono essere sintetizzate come segue:
  • il recupero e la riorganizzazione di numerosi alloggi di edilizia economica e popolare di proprietà dello IACP (Istituto Autonomo per le Case Popolari) e l’utilizzo di alcuni parti del fabbricato multipiano IACP, da destinarsi al Comune per la realizzazione di servizi di quartiere;
  • la realizzazione di una piazza pedonale coperta al centro del fabbricato utile all’interruzione della “barriera edilizia” costituita dall’edificio stesso;
  • La realizzazione di nuovi spazi, ottenibili dal ridisegno del fabbricato, per le abitazioni che rimarranno tali al primo piano;
  • la realizzazione da parte dello IACP di nuovi alloggi in aree comunali utili ad ospitare le famiglie che attualmente alloggiano al piano terra e in parte del piano primo del caseggiato multipiano destinate a spostarsi.

A questi interventi se ne legano altri che integrano l’azione progettuale potenziandola: 
  • le urbanizzazioni strettamente connesse con il patrimonio edilizio nuovo o esistente; la partecipazione a programmi di edilizia sperimentale per il risparmio energetico e il corretto inserimento ambientale degli edifici; 
  • l’integrazione nelle abitazioni esistenti di servizi telematici che migliorino le condizioni abitative e di sicurezza; 
  • l’inserimento nei quartieri di edilizia pubblica di ulteriori funzioni connesse con attività di servizio culturale, sociale, associativo ed educativo, utilizzando opportunità offerte dalla configurazione edilizia degli alloggi (riuso del piano terra dei fabbricati, nuova organizzazione degli alloggi); 
  • la partecipazione degli abitanti degli alloggi IACP alle iniziative previste nel progetto.


Fig. 7 – Uno degli elaborati progettuali di sintesi

Le nuove residenze saranno costruite secondo i principi della bioedilizia con particolare attenzione al risparmio energetico, alla chiusura del ciclo dei rifiuti, al riuso delle acque meteoriche e alla depurazione per il successivo riutilizzo delle acque nere. Gli spazi comuni verranno dotati di impianti di illuminazione misti con pannelli fotovoltaici e sistemi di accensione e spegnimento a tempo per incrementare il risparmio energetico.

Questa impostazione richiederà un processo continuo di formazione ed informazione degli abitanti per l’uso e la manutenzione dell’organismo edilizio.

Oltre agli interventi legati al protocollo siglato con lo IACP, è di particolare importanza la progettazione e costruzione di un centro di aggregazione sociale. Il centro si rivolge alle famiglie, alle giovani coppie ed in particolare agli anziani, come espressamente richiesto dagli abitanti del quartiere durante l’ultima riunione in presenza.

Il centro di aggregazione sarà dotato di un parco verde attrezzato e sarà in parte gestito dagli anziani che si sono resi spontaneamente disponibili per la sua cura e gestione.

L’inserimento di questo intervento nel Contratto di Quartiere, è giustificato dalla necessità di sopperire alla carenza di servizi di quartiere e pubblici, coinvolgendo le categorie “deboli” come gli anziani, che rappresentano una parte consistente della popolazione.

La dimensione edilizia si arricchisce ulteriormente con gli interventi dei privati tra cui spicca quello del CNOS-FAP (Centro Nazionale Opere Salesiane-Formazione e Aggiornamento Professionale) che realizzerà un fabbricato adibito ad aule e laboratori utili all’inserimento professionale. L’obiettivo è quello di creare, insieme al liceo scientifico “Pitagora”, un polo educativo destinato principalmente ai giovani adolescenti che, in sinergia con il polo sportivo, diventerà un centro di servizi educativi per l’intero quartiere.

Gli altri interventi edilizi sono relativi all’edificazione di strutture destinate ad ospitare studi professionali, attività commerciali e studi medici che vanno ad arricchire le dotazioni del quartiere e dell’intera città.

La dimensione ambientale risulta ricca e complessa perché articolata lungo due greenways (corridoi ambientali); una “esterna” e una “interna” al quartiere. Quella esterna forma un “anello verde” che inizia e quasi si chiude nella parte sud-ovest del quartiere, configurandosi come elemento di connessione con il restante territorio comunale e l’area vasta metropolitana; quella interna, oltre a migliorare la qualità ambientale, si connette alla prima secondo un modello non gerarchico in cui prevale come elemento lineare di continuità l’asta fluviale del Riu Nou.

La progettazione della dimensione ambientale diventa determinante al fine di aumentare la qualità della vita all’interno dell’intero quartiere e per l’intera collettività. In particolare, le zone verdi attigue al Riu Nou costituiscono un vero e proprio “parco lineare”, attualmente disconosciuto, ma che se valorizzato e fatto oggetto di attribuzione di nuovi significati potrebbe configurarsi come elemento di cerniera per la connessione del quartiere col resto della città attraverso la riscoperta dell’asta fluviale, del verde e dell’intera dimensione ambientale.

Il parco lineare, che si stende parallelamente al corridoio ambientale che collega il territorio esterno allo stagno di Molentargius è l’asse portante della greenway interna (costituita da altri quattro nodi di dimensioni consistenti e da altre piccole aree che costituiscono gli elementi utili a una distribuzione omogenea del verde). Questa caratteristica attribuisce ai luoghi descritti nuovi significati conferendogli valenza non solo locale ma anche sovralocale.

Il parco lineare e le aree verdi costituenti la “rete ecologica” interna offrono opportunità rilevanti per l’intero sistema prestandosi a diverse modalità di fruizione: aree attrezzate; aree a destinazione ludica; aree riservate alle attività cinofile; percorsi vita; piste ciclabili e pedonali; orto botanico con specie endemiche. Queste forme di fruizione tengono conto, nella definizione progettuale, delle esperienze, aspirazioni e forme d’uso degli abitanti rilevate con tecniche di osservazione diretta, ma anche espressamente dichiarate.

La dimensione urbanistica è strettamente legata a quella edilizia ed ambientale tra cui, quest’ultima, rappresenta l’elemento ordinatore del dell’organizzazione spaziale per l’intera area d’intervento.

Gli interventi di maggior rilevanza dal punto di vista urbanistico e socio-territoriale sono due: il primo relativo alla riorganizzazione di due strade, la prima interposta tra via Emilio Lussu e le due schiere IACP sulla via Bellieni e la seconda interposta tra le schiere e il parco lineare; il secondo relativo alla progettazione degli accessi ciclabili e pedonali al parco lineare e di ponti ciclabili e pedonali sul Riu Nou che collegano il quartiere al resto della città. La creazione delle piste pedonali e ciclabili, dei ponti e delle aree verdi nelle quali si collocano, favorisce un riappropriamento della parte tombata del Riu Nou attualmente disconosciuta dalla società locale.

Il programma prevede una serie di interventi pubblici già finanziati quali: un centro di aggregazione sociale con annessa area parco; il completamento e raddoppio di via della Resistenza finalizzata ad un miglioramento dell’accessibilità e percorribilità del quartiere, adeguamento alle norme di pubblico spettacolo nel campo sportivo comunale del quartiere e quindi poter organizzare spettacoli, manifestazioni ecc.; completamento dei servizi, realizzazione spazi per pronto soccorso, spogliatoi ed uffici; ammodernamento e manutenzione delle opere di urbanizzazione primaria dei piani di zona di “Su de Canelles” e “Bie Palma”. È stato previsto un project financing costituito da un impianto natatorio con palestra, attività ricreative connesse allo sport (club house), baby parking, punto di ristoro e giardino, quest’ultimo visto come luogo di sintesi e aggregazione delle diverse attività presenti nel perimetro d’intervento. Altri interventi pubblici sono da realizzarsi con fondi a destinazione vincolata e sono relativi all’impianto di illuminazione della via Venezia, in cui si articola la parte tombata del Riu Nou da connettere al parco lineare; all’impianto di illuminazione del campetto sportivo nelle vicinanze della piscina; alla realizzazione di aree parcheggio presso i due ingressi principali del parco lineare, rispettivamente a sud e ad ovest dello stesso.

Le forme di partenariato del Contratto di Quartiere

Il programma e i progetti che lo compongono sono stati concepiti come un processo aperto alla cooperazione e al confronto tra le diversità che in questo caso si estrinsecano attraverso i rapporti di partnership sottoscritti tra il Comune e l’Istituto Autonomo per le Case Popolari (IACP), il Centro Nazionale Opere Salesiane-Formazione e Aggiornamento Professionale (CNOS-FAP) e l’Ente Foreste.

Tra lo IACP ed il Comune di Selargius sono stati sottoscritti accordi nei quali lo IACP si impegna a cedere al comune diversi locali; a progettare, costruire e gestire quattordici nuovi alloggi utili ad ospitare i cittadini che occupavano quelli da cedere al comune; a progettare e costruire nuovi spazi che ospiteranno servizi di quartiere ed una piazza pedonale coperta; a rimodulare e riqualificare alcuni spazi e edifici.
Il Comune di Selargius, a sua volta, si impegna ad acquisire alcuni locali, a cedere un lotto per la realizzazione dei quattordici nuovi alloggi IACP; a verificare il processo di decadenza di quattro lotti che se sommati a quello disponibile, consentirebbero la realizzazione di case a schiera, come richiesto dai cittadini; a progettare i servizi e studiarne le forme, a progettare gli accessi al parco lineare dalle vie Lussu e Bellieni.

Tra il Comune di Selargius ed il CNOS-FAP sono stati raggiunti degli accordi secondo i quali il Comune di Selargius si impegna a cedere al CNOS-FAP quattro blocchi di un caseggiato multipiano, mentre il CNOS-FAP organizza, arreda e gestisce gli spazi al fine di inserirvi servizi di quartiere ed a valenza sovralocale.

Tra il Comune di Selargius e l’Ente Foreste è stato stipulato un accordo secondo il quale l’Ente Foreste fornisce gli alberi e gli arbusti necessari alla piantumazione del parco lineare e di tutte le aree verdi della greenway interna all’ambito del CQII; alberi e arbusti utili alla realizzazione di un orto botanico didattico formato da specie vegetali endemiche. Dal canto suo, il Comune di Selargius si impegna a progettare la greenway interna e l’orto botanico didattico; a mettere a dimora le piante attribuendo a ciascuna il nome di un bambino nato a Selargius (festa degli alberi).

Inoltre il Comune ha sottoscritto con i proprietari un accordo per l’acquisizione delle zone H in cui sorgerà parte del parco lineare.


Conclusioni: la tecnica a servizio della collettività

Il tema della riqualificazione urbana per il quale è stato pensato lo strumento del Contratto di Quartiere si riflette su tutti gli aspetti del vivere quotidiano mettendo in luce una questione complessa (Kobel, Edwards, 1999) che richiede un approccio che consideri la questione più come un fatto culturale e sociale in generale, piuttosto che come mero soddisfacimento di un bisogno fisico (COnte, Monno, 2003).

Se da un lato le attività progettuali previste nella dimensione edilizia consentono di dare un alloggio dignitoso alle fasce deboli della popolazione, rimane aperta la sfida di riqualificare il contesto (le dimensioni ambientale, socioculturale ed urbanistica) secondo l’ottica della sostenibilità, laddove per sostenibilità (Werna, 2001) si intende anche una riattribuzione di qualità capace di tenere conto sia delle rinnovate e mutevoli necessità degli abitanti, sia delle loro percezioni in termini di soddisfazione residenziale (Mega, 2000).

In questa prospettiva opera il processo comunicativo attivato per il progetto: il coinvolgimento costante dei cittadini interessati, ha consentito di esplorare le possibilità di progettare attraverso l’interazione diretta e quella mediata da computer, riflettendo sulle potenzialità offerte dall’“infrastrutturazione informatica” come strumento che da un lato può sostenere la democrazia, l’apprendimento collettivo, ma dall’altro può favorire l’esclusione sociale.

Consci del fatto che le nuove tecnologie dell’informazione non sostituiscono, ma sostengono, rafforzano, estendono ed innovano le modalità della partecipazione attivata attraverso i canali tradizionali (Caschili, Cossu, 2001) il progetto è stato gestito in modo interattivo tra lo staff di progetto, composto dai tecnici dell’Ufficio Aperto del Piano e dai consulenti tecnici esterni, i singoli cittadini, le associazioni, i testimoni qualificati, e la commissione interassessoriale presieduta dal sindaco.

Questa esperienza, stimolando l’intelligenza collettiva e attingendo dall’esperienza molteplice messa a disposizione dai vari attori, ha consentito di delineare non solo le linee di intervento generali del programma complessivo, ma anche di entrare nel merito delle scelte progettuali da parte delle componenti socialmente più deboli del processo, consentendo di raggiungere soddisfacenti livelli di integrazione tra gli aspetti più eminentemente tecnici e quelli che emergono dal confronto diretto con il “sapere comune”.

La “capacità progettuale” degli abitanti del quartiere, in questo programma, inizia ad essere tradotta in azioni, procedure e modalità per l’inclusione, attraverso progetti capaci però di coinvolgere ed interessare il resto della città.
Riconoscendo che il sapere e il linguaggio tecnico, l’operatività, non possono essere totalmente trasferiti (Bacow, Wheeler, 1984; Cass, Edney, 1978) l’impegno dello staff tecnico e dei consulenti esterni si è esplicato nella disponibilità e nella capacità di elaborare studi e progetti, in sostegno tecnico come strumento rilevante per l’inclusione, per il rafforzamento del “potere contrattuale” di una micro-comunità.
La tecnica, in questo caso, fornisce un “servizio” e assume un valore argomentativo nel rielaborare criteri e categorie informali di valutazione delle proposte; per cui il progetto può essere concepito come un processo che stimola “l’esterno” – la sfera tecnica e amministrativa – a produrre soluzioni progettuali “includenti” (Barbanente, 2003; Caschili, Cossu, 2001), costitutivamente coerenti con le aspettative, i desideri, le esigenze del contesto cui sono rivolte.
La bontà dell’approccio e il valore del programma e dei progetti che lo compongono è stata riconosciuta dalla commissione regionale incaricata della prevalutazione delle proposte e in seconda battuta dalla commissione del Ministero delle Infrastrutture, classificandola come migliore proposta della graduatoria regionale. 

Il conseguente finanziamento apre nuove promettenti possibilità di progettazione definitiva secondo le modalità includenti già sperimentate, ma che richiederanno un maggiore e diverso sforzo da parte del sapere tecnico chiamato non solo a potenziare la capacità istituzionale dei cittadini coinvolti, ma anche di rendere efficace in termini di scelte progettuali tale coinvolgimento.

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